Esiste un filo conduttore, un aggettivo unico, che racchiude e sintetizza la stagione della Fidelis: il rimpianto. Se ci fate caso accomuna tutti, società, calciatori, Mister, addetti ai lavori e stampa. Ora, non possiamo sfilarci dal gruppone, è vero, perché abbiamo sforzato le meningi per trovare altro. La prima cosa che ci viene in mente è proprio la sensazione di aver mancato un’occasione, non approfittato in alcune partite o addirittura in alcuni frangenti della stagione. Ma nel pallone il rimpianto è sempre dietro l’angolo.
L’analisi deve’essere approfondita, deve tener conto di tutto e tutti e deve essere altrettanto onesta. Da dove siamo partiti e da cosa siamo partiti rientra nell’essere onesti. La stagione scorsa si è chiusa anzitempo per la pandemia e quei punticini in più rispetto alla retrocessione ci hanno permesso di disputare ancora il campionato di Serie D. Si è partiti a fari spenti ma quando ci sta di mezzo la Fidelis i fari sono puntati su di noi e chi tifa e chi legge ne aumenta i lux.
La società in estate, con Roselli e Catapano, riparte da Mister Panarelli e dal Ds Di Bari, che durerà pochi mesi. Con tempo e nel tempo nasce una squadra che dal di fuori non si sa dove posizionarla nella griglia del campionato ma di certo dietro Casarano, Bitonto, Picerno, Taranto, Lavello e Altamura per nomi e nota spese sicuro. La storia dell’obiettivo salvezza non l’abbiamo mai presa in considerazione comunque. Riavvolgendo il nastro ricordiamo già dalle prime uscite in amichevole l’impianto della squadra e l’idea del Mister: 3-4-3, 3-4-2-1 e similari. Squadra corta, che costruisce partendo da dietro con i tre centrali e soprattutto a trazione offensiva.
Campionato comunque caratterizzato dal Covid, dalle interruzioni, dalle giornate spezzatino e da un mercato a tempo indeterminato. Per fortuna o per merito di una società organizzata abbiamo subito poco queste interferenze facendo un campionato abbastanza regolare e con gli eventuali contagi sempre sotto controllo dove solo verso la fine il virus non ha risparmiato Panarelli.
La stagione, mentre scopriamo cosa eravamo, vive appunto di momenti e frangenti. Dopo l’esordio vittorioso di Bitonto viviamo un ottobre zeppo di sconfitte e proprio in una di queste, contro il Picerno, esce il valore assoluto della squadra: partita persa con la nostra bestia nera del torneo nel giro di due minuti dopo aver controllato ed in vantaggio quasi tutta la gara. A novembre cominciamo a carburare sino ai mesi di dicembre e gennaio dove vinciamo tanto, anche bene, con la splendida e complicatissima vittoria sul Molfetta a fare da testimone ad un periodo che probabilmente ci mette nella lista delle prime, almeno potenzialmente, vista la caterva di partite da recuperare in quel periodo. A febbraio ancora una piccola flessione sino all’ascesa di fine campionato che addirittura, almeno la matematica, ci teneva dentro per la vittoria finale. Ma nel mezzo, tra marzo e aprile, nascono probabilmente i rimpianti con i pareggi a Pozzuoli e in casa contro il Brindisi. Poi le due splendide prestazioni contro le teste di serie Casarano e Taranto dove avremmo meritato di raccogliere più di due semplici pareggi.
Nel mezzo di tutta questa analisi cronologica di risultati e di campo rimane la creatura di Mister e società: una squadra e un gruppo incredibile che forse ha fornito il gioco migliore del campionato, assieme al Nardò. Anche nella qualità dei singoli, di capitan Manzo, di una difesa stratosferica sancita dai numeri, dalle sorprese under come Lacassia, Dipinto ed Anatrella decisivi più che slot da riempire. Sempre palla a terra, rarissimi lanci lunghi, un calcio moderno non scontato nel nostro calcio figuriamoci in Serie D.
Peccato, numeri alla mano, per la nostra ormai storica difficoltà nei goal del reparto offensivo. Nonostante i dieci del diamante Cerone e gli otto di Prinari l’attacco, inteso come punte vere e proprie, ha steccato ma non nella voglia e applicazione come ha dato prova Scaringella. I numeri li sanno leggere tutti ma analizzarli richiede uno sforzo in più. Scalando la classifica marcatori, i bomber con più di 15 goal hanno giocato in squadre arrivate dietro di noi, non come il Taranto, vincitrice del torneo, con nessuno in doppia cifra. Stranezze. Ma non abbiamo rimorsi: è stato fatto tutto quel che si poteva fare sino alla finale contro il Picerno. La società andrebbe premiata più di tutti non facendo mancare alcun tipo di supporto tra pandemia, problemi economici globali ed assenza di pubblico.
Ora, lo sappiamo come va il mondo del calcio ma qui sul serio esiste una base solida per poter ripartire con il vantaggio di dover solo aggiungere su un progetto già costruito, al netto dell’estate dei ripescaggi, e poter sognare con il pubblico. Ma rimane una grande stagione, emozionante, da protagonisti sul campo. Lo abbiamo meritato e soprattutto ce lo siamo meritati.
Cofondatore del blog . Mi innamorai del calcio una sera del 20 Maggio 1992. Appassionato di sport, delle sue storie e soprattutto del pretesto con cui lo si usa per parlare di qualsiasi cosa. Ma faccio tutt’altro nella vita.