Dove ci siamo lasciati? Era una fredda domenica di marzo l’ultima volta che il “Degli Ulivi” ha aperto le porte a spettatori e campionato. Dopo quella partita nel nostro paese e nel mondo è successo altro che ha messo in cantina quasi tutto, compreso il pallone. Nulla però ci vieta di tracciare un bilancio sportivo ad un campionato brutto e sofferto che ci ha visto invischiati, nonostante una partenza promettente, nei bassi fondi della classifica. Partite da dimenticare che hanno macchiato la nostra storia con robe che mai prima di allora si erano presentate.
La stagione conclusasi non è altro che la somma di tutto quello che è stato messo sul tavolo dall’inizio della stagione. Errori su errori, scelte inesorabilmente incomprensibili che nei fatti si sono tramutate in imbarazzo. Imbarazzo nelle sconfitte e di come sono arrivate che credo non valga la pena rammentare.
Non vi è stata mai la sensazione di aver costruito una squadra. Piene le responsabilità della società che si è affidata a chi ne ha di più gravi come il direttore sportivo De Santis, poi sostituito da Moscelli, che oltre a costruire una squadra monca non è riuscito nemmeno a completare – almeno numericamente – il parco under di cui abbiamo pagato a caro prezzo l’esito della stagione. Mister Favarin, colpevolmente, si è adeguato alla mediocrità tecnica e non è riuscito e far nascere nulla se non un esonero ed un ritorno intervallato dall’incubo Catalano, figlio di un’ennesima scelta frettolosa della società e di Moscelli, tanto quanto quella che a riportato il tecnico toscano in estate sulla panca federiciana.
Ma forse dovremmo sommare anche gli alibi della partenza estiva figlia di scelte non solo prese dalla società ma che la stessa aveva il dovere di affrontare con più calma. Dopo è facile commentare, per l’amor del cielo, ma ci tocca farlo. Ci tocca certo, perché immaginiamo le risorse sperperate per accaparrarsi durante una stagione almeno una quarantina di giocatori senza ottenere un barlume di tranquillità sportiva ed anche societaria che nel frattempo pare abbia finalmente chiarito nei fatti chi c’è e chi non c’è. Ma voi sapete che a noi piacciono il campo e le storie.
Ci tocca anche dire che nel mese di febbraio la squadra aveva in un certo senso iniziato ad ingranare con le certezze rappresentate da capitan Palazzo che si è sobbarcato tecnicamente e moralmente la squadra e con gli innesti under di Sambou e Langone (meno quest’ultimo tra infortuni e squalifiche) che hanno dato verve ad una squadra completamente rivoluzionata e che stava inquadrandosi con un assetto chiaro e soprattutto sensato, raccogliendo ad esempio nelle ultime cinque gare ben dieci punti che ci avevano messo in carreggiata.
Poi è arrivata la pandemia ed il campionato è finito. Campionato che ha incoronato il Bitonto con la sua inseguitrice più accanita rappresentata dal Foggia, in odore di ripescaggio. Da sottolineare le sorprese Fasano e Sorrento che hanno fatto pallone con molti meno spicci dei nostri e hanno costruito una stagione con i fiocchi: i pugliesi con un campionato tranquillo ed una finale di Coppa Italia (da giocare?) ed i campani che hanno chiuso in terza posizione a soli 5 punti dai bitontini.
Spesso la storia ci insegna qualcosa ma non avendo spesso altrettanto buoni scolari la lezione non si impara mai. Programmazione, competenza e giovani calciatori: lo ripetiamo da anni. Poi il resto lo farà il campo e la piazza. Da poche ore il consiglio federale ha chiarito chi sale e chi scende nel nostro girone sancendo la nostra possibilità di partecipare al prossimo campionato di serie D. Sembra quasi di averla scampata, perché stavolta il campo, unico giudice a cui ci appelliamo, ci stava raccontando rischi e sofferenze di una stagione sopra descritta. Insomma, dove ci siamo lasciati è proprio dove non vogliamo tornarci. Buona estate a tutti.
Cofondatore del blog . Mi innamorai del calcio una sera del 20 Maggio 1992. Appassionato di sport, delle sue storie e soprattutto del pretesto con cui lo si usa per parlare di qualsiasi cosa. Ma faccio tutt’altro nella vita.