Dalle sofferenze estive, oramai abituali, sino alla ripartenza della nuova Fidelis Andria 2018 con volti poco nuovi ed altri meno che sanno di nostalgico e di un futuro certamente tutto da scrivere sul campo, sulle scrivanie e nella storia. Soprattutto.
Zigomi intagliati e sorriso generoso: Alessandro Potenza da Apricena terra di Federico II, come la nostra. Ha smesso ieri di giocare e ieri ha cominciato ad allenare. A scuola da De Zerbi ed altri. Campione d’Italia Primavera da calciatore con Obafemi Martins ed il duo macedone Pandev e Aco Stojkov: quest’ultimo spero lo ricordiate. Un filo che si intreccia e porta l’ex difensore in una piazza nobile che si gioca le sue nuove cartucce per un ennesima disperata, anzi speranzosa risalita. La prima uscita ufficiale in Coppa Italia con poche ore di allenamenti ha dato qualche indicazione tattica e di individualità, ma di sicuro lui si aspetta di più. Vuole di più, come la piazza, che ha fame più di calcio che di vittorie. Vuole divertirsi.
La gioia che solo il pallone sa produrre, entusiasmo e file ai botteghini in uno stadio che dà la carica quanto da pressioni, con una squadra ad oggi da completare che batterà la sua strada con la linea verde e con l’occasione di giocare in una squadra che per blasone è una vetrina importante nei dilettanti.
Infatti la Fidelis si presenta ai nastri di partenza con gruppo giovane, ci auguriamo di buone speranze, come gli esterni offensivi Emanuele Adamo (’98), Emanuel Manno (’99) Marco Stranges (’99), il centrocampista Mirko Bortoletti (‘98) ed il difensore Francesco Forte (’98). Guida in regia affidata all’esperto centrocampista Gaetano Iannini, già in passato accostato ai biancoazzurri. Anche quest’anno è folta la presenza di andriesi con i portieri Paride Addario e Gigi Zinfollino (’00), il difensore Enzo Zingaro (’00) ed il centrocampista Michele Sgaramella (’00). Chiaro che la squadra vada rinforzata, probabilmente nel settore offensivo dove storicamente siamo sia sfortunati che orfani. Su questo aspetto, meglio dircelo, dipenderà da quanto la città risponderà in termini di abbonamenti – prezzi popolari – e per capire se meritiamo di tornare grandi. Sosteniamola, anzi sistemiamola.
Infatti la Fidelis si presenta ai nastri di partenza con gruppo giovane, ci auguriamo di buone speranze, come gli esterni offensivi Emanuele Adamo (’98), Emanuel Manno (’99) Marco Stranges (’99), il centrocampista Mirko Bortoletti (‘98) ed il difensore Francesco Forte (’98). Guida in regia affidata all’esperto centrocampista Gaetano Iannini, già in passato accostato ai biancoazzurri. Anche quest’anno è folta la presenza di andriesi con i portieri Paride Addario e Gigi Zinfollino (’00), il difensore Enzo Zingaro (’00) ed il centrocampista Michele Sgaramella (’00). Chiaro che la squadra vada rinforzata, probabilmente nel settore offensivo dove storicamente siamo sia sfortunati che orfani. Su questo aspetto, meglio dircelo, dipenderà da quanto la città risponderà in termini di abbonamenti – prezzi popolari – e per capire se meritiamo di tornare grandi. Sosteniamola, anzi sistemiamola.
Dicevamo, un nuovo assetto societario con soci che intendono costruire, così si intuisce, una società sana che abbia, più che i risultati come obiettivo principale, un bilancio economico e sociale importante da costruire nel tempo con ambizione rendendo anche disponibile una quota – 10 % – per l’azionariato popolare per i tifosi. Su quest’ultimo abbiamo scritto in tempi non sospetti su quanto questa strada è tanto difficile da percorrere nel nostro paese per questioni storiche ed antropologiche ma che rappresenta il futuro per il calcio popolare e di provincia che costruisca e mantenga l’identità e la voglia di appartenere ad una comunità sportiva e cittadina. In un calcio che segna una differenza incolmabile tra poche società ricche ed il resto del sistema, dove in 10 anni sono scomparse più di 150 società professionistiche, in un quadro economico depresso devono esistere e resistere le comunità di tifosi e di cittadini e di chi ha disponibilità di danari per mantenere in piedi il calcio che di Seria A non è.
Da questo quadro tecnico, societario ed economico i biancoazzurri ripartono. Dal solito leone, nostro simbolo, e con la fame e la potenza che la natura gli ha donato. E perché no, con la voglia di ritornare, non nei posti dove merita, ma nel posto in cui compie la sua gioia. Che poi è la nostra.
Cofondatore del blog . Mi innamorai del calcio una sera del 20 Maggio 1992. Appassionato di sport, delle sue storie e soprattutto del pretesto con cui lo si usa per parlare di qualsiasi cosa. Ma faccio tutt’altro nella vita.