LA MAGIA DI FOGGIA

La serie tv Narcos ha narrato le vicende di uomini e donne della droga ma ha basato la sua narrativa sul concetto tutto sudamericano di “Realismo magico” che è definito come “ciò che accade quando una situazione realistica e molto dettagliata è sconvolta da qualcosa impossibile da credere”.
Una notte gelida ma dolcissima. Una distanza da percorrere più breve di quanto si pensi per giungere in terra dauna comodamente in autostrada e per i tifosi in vecchie carrozze tra pelle, lamiere e “circolari” arancioni. Una notte che aveva già di magico quel clima natalizio che si affievolisce e di un appuntamento in diretta nazionale sulle reti di stato che mettevano il timbro ad una partita quale di “cartello”. Non quelli colombiani.
Era Foggia-Fidelis Andria in scena allo “Zaccheria”, stadio di vecchie glorie e storie gloriose. Ecco perché fu una notte magica, che si presentava normale e senza potenziali sussulti con, da un lato uno squadrone che in pochissimi secondi metteva le cose in chiaro ed dall’altra una squadra modesta ed impaurita che però nel finale della storia e della notte sconvolge tutto e tutti.
Come sempre accade le storie portano con se un simbolo di quei fatti che sconvolsero la realtà: Vincenzo Lanotte, cui è legato il ricordo di una delle vittorie più belle e indimenticabili della nostra storia.
Era il 27 gennaio 2003, allo stadio Pino Zaccheria di Foggia va in scena il posticipo serale che vede la Fidelis di Aldo Papagni affrontare la corazzata rossonera allenata da Pasquale Marino, che avrebbe poi stravinto il campionato con 71 punti. I satanelli quella sera in cerca del record di vittorie consecutive.Il Foggia mette subito al sicuro il risultato, portandosi sul 2-0 con le reti di De Zerbi e Greco. Dal nulla e quasi per caso riapre la gara Dani Chigou che nei minuti finali del primo tempo accorcia le distanze. Ma è tutto a senso unico, i rossoneri arrivano da tutte le parti e sembrano in trenta. Nella ripresa, dopo il goal del 3-1, siglato da Mariniello, la gara sembrava ormai finita ma la formazione andriese capovolge la partita prima con Gragnaniello e poi con il cucciolo Laboragine. Davvero, non si sa come: l’aria è strana. La realtà sembra disegnarsi diversamente da quello che premesse e occhi possono costruire. Ma è al minuto 95 che accade l’impossibile, il realismo magico si manifesta. Lanotte, che da capitano aveva guidato la banda biancoazzurra sino alla fine, si conquista e calcia in maniera magistrale una punizione dal limite che beffa il portiere Efficie sotto il settore occupato dei sostenitori andriesi. Schegge azzurre impazzite, ed a dire il vero non solo loro.
D’accordo che nel calcio tutto è possibile e tralasciamo altre frasi fatte del pallone: ma quella sera aveva sapori sconosciuti di un piatto invisibile. Davide e Golia si scambiano le vesti e non i ruoli, li confondi comunque.
Lanotte si carica la cifra tecnica e psichica sul suo destro, sulla sua schiena. Perché l’incredulità dei tifosi biancoazzurri e di tutti gli altri presenti con opposti sentimenti si raffigurò in quella traiettoria impossibile da creder vera, ma lo era. Lo fu. Impossibile da credere, ancora oggi.

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