DIFENSORE DEL SORRISO

Ci sono momenti storici che contrassegnano ere, attraverso delle rivoluzioni che cambiano il calcio in maniera definitva. Spesso queste rivoluzioni diventano mode da assecondare anche per volere del mercato, stagioni calcistiche che cambiano una dietro l’altra. Poi ci sono le rivoluzioni permanenti che rendono tipico un Club o la sua storia.

Vengono in mente i grandi cambiamenti calcistici di Arrigo Sacchi con la sua zona, la rivoluzione Orange olandese, la Cantera del Barcellona che racchiude anche l’identità catalana e come non ricordare la grande storia dell’Athletic Bilbao con la loro identità basca nei colori e nei calciatori.

Giorgio De Trizio barese verace, le ha vissute tutte queste esperienze: esser parte di una rivoluzione tattica tutta italiana e far parte di un squadra fatta di calciatori nati a Bari e cresciuti nel Bari.
Era la stagione 1980/1981 e in quegli anni la società dava i suo primi segnali di cambiamento e di scosse come la Strage di Bologna e il terremoto in Irpinia. L’ascesa di Reagan negli USA e la crisi polacca in Europa. Cambiamenti che irrigano ancora oggi i nostri comportamenti e la nostra storia e siccome la metafora che “il calcio è la più bella metafora del mondo” anche qui in Puglia le cose stavano cambiando, anzi qualcuno provò ad essere parte attiva del cambiamento.

Il Bari di Catuzzi, tecnico emiliano scomparso nel 2006, incarna la storia di un passaggio di consegne tra la libertà di dar sfogo al talento e fare catenaccio e l’organizzazione del talento in zone precise del campo e del difendersi avendo la palla, utilizzando le risorse interne alla società, quelle risorse che tu curi e fai crescere nel tempo come la Primavera adesso chiamata dai più Cantera. Quella squadra sfiorò la promozione in Seria A esprimendo un calcio meraviglioso condito da quall’identitarismo in salsa barese con De Trizio protagonista che un giorno disse a proposito del tecnico Catuzzi: “Il primo in Italia a fare la zona totale”. Difensore centrale forte fisicamente e intelligente tatticamente, aveva la capacità innata di far spogliatoio per via del suo sorriso contagioso ma di essere autoritario in campo.

Nella stagione 1992/1993 fu protagonista assieme alla sua grande esperienza della storica salvezza della Fidelis Andria, nella sua ultima stagione da professionista, giocata in parte – solo 23 presenze – per via di una schiena malandata che poi a fine stagione lo costrinse a chiudere la carriera.

Giorgio, oggi lavora per il Bari ed allena i giovanissimi nazionali, ed è e sarà testimone di una delle storie di calcio più belle che hanno contribuito al cambiamento che questo sport ha subito negli anni successivi. Ma, Giorgio, ha avuto anche quella incredibile capacità di essere giocatore importante per la storia della Fidelis anche se per pochissimo tempo e che ricorda sempre con immenso piacere. Ci ricorda di quanto l’identità ed il legame con la propria terra e con i propri colori sia un valore aggiunto. Che i giovani, come nel suo anno in terra federiciana, vanno protetti e fatti crescere anche con maestri come lui testimoni di un decennio – anni 80 – che ha rivoluzionato tatticamente il gioco del calcio.

Che per lasciare un buon ricordo basta anche un sorriso.

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