MARCO, IL MEDIANO

Doveva essere un’opportunità per i giovani calciatori, ma come quasi sempre accade un obbligo seppur a buona ragione da parte delle federazioni diventa per le società una preoccupazione, un noioso obbligo amministrativo. Ha fatto lievitare i sogni di tanti atleti schierati titolari, salvo poi uscire da qualunque progetto nel momento in cui l’anno di nascita non fosse stato più quell’affare amministrativo obbligatorio. Parliamo della “regola degli Under” che prevede l’obbligo di schierarne almeno 4 – un 18enne, due 19enni e un 20enne – nei campionati dilettantistici e che ha lasciato e sta lasciando risultati in termini di esaltazione dei “giovani” altalenanti: discutibili per alcuni, positivi per altri. Perché a volte i ragazzi bravi vengono fuori, a volte non lo sono tanto da danneggiare i risultati sportivi delle squadre in cui militano e tenendo fuori giocatori altresì giovani e bravi che sono costretti alla panchina o ad andare altrove a trovar fortuna perché fuori quota.

Capita che magari sei un mediano, un incursore di centrocampo. Piaci al tuo allenatore e quando hai giocato tutti speravano di rivederti in campo alla prossima ma ti ritrovavano in panchina perché c’erano da rispettare delle regole. Forse hai sofferto, hai aspettato, hai messo la squadra prima di tutto. Hai aiutato a crescere i più giovani.

Lui è Marco Piccinni, il mediano della Fidelis Andria. Ha aspettato tenendo duro sapendo che doveva scalare gerarchie sportive e non, e che ogni secondo sul quel prato in stadi anche improbabili per lui erano opportunità da sfruttare al massimo. Il suo posto nella stagione 2014-2015 di Serie D era occupato da un giovanissimo Antonio Matera, che in questo caso rappresenta la prova della bontà della “Regola degli Under”, scartato dal Barletta, visionato proprio in un’amichevole estiva al Puttilli e schierato sin da subito titolare da Mister Giancarlo Favarin. Ora Antonio è al Benevento, ceduto in questa sessione di mercato, in serie B.

Marco è rimasto anche l’anno dopo nel ritorno tra i professionisti, dopo aver festeggiato come protagonista la promozione in Lega Pro. È presente anche quest’anno, ha rinnovato sino al 2019 ed è sempre fulcro centrale della squadra e protagonista. Un capitano senza fascia.

Il gol e la finalizzazione non sono dettagli, sono numeri che finiscono negli almanacchi e nelle statistiche. Fanno esultare e gioire. Fanno disperare ed imprecare se si subiscono. Ma i dettagli che non si contano, anche se adesso esistono banche dati specifiche e capillari, sono le palle contrastate e recuperate, le azioni rallentate trasformate in ripartenze, ammonizioni spese benissimo, fiato corto a fine partita ma inesauribile durante, terra ed erba spalmata sulla divisa da gioco come pochi.

Ma qualche palla nel sacco Marco l’ha messa, ben 4 reti come quello al volo nella rimonta nel derby contro il Brindisi in serie D. Sappiamo quanto Marco lavora in campo e speriamo segni quanto Renato Olive, grande e storico mediano con il vizietto del gol della Fidelis di Papadopulo. Lavora sicuramente tanto in allenamento e questa storia seppur romanzata conferma una regola, a proposito di regole. La regola che per fare il mediano devi avere cuore, pazienza e leadership. Quando lo ascoltiamo nelle interviste lui è chiaro, mai banale e mai banalmente mette la squadra al centro. Lui ogni partita al centro gioca e lotta con la maglia biancoazzurra.

La regola è che essere il mediano di una squadra rappresenta uno stile di vita, basta riascoltare le parole di Luciano Ligabue in “una vita da mediano” che descrive una vita di lotta e sofferenza, a sudare per gli altri ma poi “vinci casomai i mondiali”: come Oriali. Marco ha già vinto un campionato, chiaro che ci auguriamo ancora vittorie, ma i tifosi stiano tranquilli perchè sarà sempre lì, “lì nel mezzo” il mediano ci sarà in mezzo al campo del “Degli Ulivi” ed in trasferta per ancora molto tempo.

Poi, voci di corridoio raccontano che Marco Piccinni abbia fatto appendere sugli scaffali di un Bar di Bari – la sua città natale – un gagliardetto della Fidelis segno del suo legame con i colori della squadra federiciana.

Per la squadra, per la maglia e per la vittoria. Nel fango, e casomai nella storia della Fidelis.

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